Tutti quelli che almeno una volta sono andati a sciare oppure a “scarpinare” ai Piani di Bobbio conoscono il Rifugio Sora-Casari che l’alpino Angelo Casari edificò nel 1950 dedicandolo all’amico Capitano Sora con cui aveva partecipato alla sfortunata spedizione Nobile al Polo Nord nel 1928.
Gennaro Sora, al quale in occasione della Adunata Nazionale è stata dedicata una mostra al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, era nato nel 1892 a Foresto Sparso piccolo paese della Provincia di Bergamo ( in dialetto Forést). Nel 1913 si arruoló come allievo ufficiale nel 3º Reggimento Alpini e ottenuti i gradi partecipó alla Prima Guerra Mondiale avendo come commilitone Cesare Battisti e dove, per le sue eroiche azioni, ottenne una promozione di grado e meritò tre medaglie d’argento.
Nel 1928 Umberto Nobile, che nel 1926 aveva partecipato alla fortunata spedizione Amundsen sorvolando il Polo Nord con un dirigibile – il Norge – da lui stesso progettato, costruito e guidato, volle ripetere l’impresa con un altro dirigibile – l’Italia – che però, dopo aver raggiunto brillantemente il 90º grado di longitudine precipitò a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Gli uomini dell’equipaggio, compreso lo stesso Nobile, che si trovavano dentro la navicella furono sbalzati sul ghiaccio e sopravvissero mentre quelli che si trovavano dentro l’ involucro, che alleggerito si rialzo’, sparirono con esso e non furono più trovati.
Quale appoggio al dirigibile faceva parte della spedizione anche una nave della Marina Militare sulla quale erano imbarcati otto alpini comandati da Sora che avrebbero dovuto dare supporto all’impresa. Quando si seppe del disastro, Sora decise di partire alla ricerca dei superstiti ma questo gli fu proibito dal comandante della nave. Egli, contravvenendo agli ordini, parti ugualmente accompagnato da due compagni, il danese Warming e l’olandese Van Dongen. Con gli sci e trainando due slitte cariche di materiali si indirizzarono verso il punto geografico ove l’Italia si era schiantato. Percorsero circa 400 chilomentri sul pack raggiungendo il punto indicato ma senza incontrare nessuno in quanto, come fu accertato in un secondo momento, i ghiacci ove il dirigibile era precipitato avevano scarrocciato di molti chilomentri a causa delle correnti marine. Avendo esaurito le scorte e essendo uno dei compagni stato colpito da una infezione agli occhi che gli impediva quasi di vedere furono costretti ad arrestarsi e vennero successivamente recuperati da un idrovolante svedese. I superstiti , senza Nobile che era partito per primo (ma questa è un ‘altra storia) sopravvissero per sette settimane e furono infine salvati da un rompighiaccio russo.
Sora, rientrato in Italia, fu sottoporto ad una inchiesta per insubordinazione e benche’ la Commissione non fosse giunta ad alcun risultato il suo comportamento influi` sulla sua carriera militare anche se in un comunicato ufficile fu definito “ Eroe del Polo”.
Durante la seconda guerra mondiale combatte’ in Africa e tornato in Italia dopo da prigionia in Sud Africa fu destinato al Distretto di Como con il grado di Colonnello morendo poi nel 1949. L’anno successivo il Comune di Foresto gli dedico’ un monumento sulla piazza principale del paese e Angelo Casati il rifugio ai Piani di Bobbio.
Oltre che l’impresa del dirigibile “Italia” a Gennaro Sora, che anche se Colonnello e’ passato allastoria come “Capitano del Polo”, sono legati due importanti fatti. La scoperta di una piccola isola al largo delle isole Svalbard da lui battezzata “Isola degli Alpini”, nome che mantiene ancora, e la stesura della Preghiera dell’Alpino che scrisse nel 1935 che, se pur modificata ed integrata successivamente in alcune parti , mantiene fondamentalmente la struttura originale quale risulta da un manoscritto in possesso della sua famiglia.
Ha fatto bene quindi l’ANA, in coincidenza del centesimo anniversario della fondazione della Associazione, a celebrarlo con una splendida mostra che ha riportato in primo piano un Alpino che, probabilmente, le nuove generazioni conoscono poco.