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Tramonto sui monti teatro delle Battaglie per la Trafojer. Da destra: la Cima della Trafojer la Thurwieser, il Gran Zebru', il Piccolo Zebru e le pendici della parete ovest dell'Ortles

Battaglia della Trafojer Eiswand

“Articolo e fotografie tratti dal libro ‘Battaglie per la Trafojer’, edito da © Alpinia Editrice, di Bormio – www.alpinia.info“.

IL TENENTE BERTARELLI E LA BATTAGLIA DELLA TRAFOJER

1 settembre 1917

La più alpinistica battaglia della Storia venne combattuta durante la Guerra 1915 – 1918 sulle montagne valtellinesi nel gruppo Ortles-Cevedale. La battaglia della Trafojer Eiswand, avvenuta nell’estate del 1917 sul fronte dell’Ortles-Cevedale, il più alto di tutta la Grande Guerra, costituisce un’impresa alpinistico-militare che ancor oggi avrebbe dell’impossibile.

Gli Alpini italiani sono attestati sulla Cima di Trafoi (Trafojer Eiswand – 3.559 m) e sulla cresta di Baeckmann che la congiunge alla vetta della Thurwieser (3.648 m), un ambiente maestoso e severo, in un ambito pure oggi strettamente alpinistico. Da questo osservatorio privilegiato controllano alle spalle tutti i movimenti delle truppe dell’impero Austro-ungarico.

Verso il 20 Agosto del 1917, i soldati imperiali, assolutamente inattesi, sbucano improvvisamente sulla vetta della Trafojer, dopo aver percorso un tunnel lungo poco meno di un chilometro e mezzo, scavato all’interno della ripidissima parete nord dopo molti mesi di durissimo lavoro, sgombrando nei crepacci il ghiaccio estratto a colpi di piccone, per non farsi accorgere dagli Alpini italiani.

Per alcuni giorni si organizzano logisticamente e poi verso le ore 5 del 27 Agosto 1917, approfittando di una giornata di bufera, con 40 uomini ed una mitragliatrice irrompono nelle baracche degli ignari Alpini, sicuri dell’inviolabilità alpinistica delle loro posizioni, facendone prigionieri una trentina.

Dal 28 al 31 Agosto 1917 gli Alpini, compiendo in parallelo azioni contro gli imperiali, preparano il contrattacco, trasportando artiglierie, mitragliatrici, munizioni, viveri e tutto quanto può servire a far vivere – o meglio sopravvivere – un centinaio di soldati a quelle quote ed in quelle condizioni.

Il giorno 1 Settembre del 1917, alle ore 8.00, scattano le operazioni di contrattacco …

Queste vicende ci sono state tramandate grazie ad un preziosissimo documento inedito: una monografia fotografica ed illustrativa, riportante fedelmente tutte le fasi delle battaglie per la Trafojer e comprensiva di cartine, schizzi e disegni.
L’inedito documento, composto da 28 Tavole di formato 35 x 48 cm, fu realizzato a Capanna Milano (ora Rifugio V Alpini, in Val Zebrù) dal Comandante della 1° Compagnia Sciatori, il Ten. Guido Bertarelli di Milano, nei mesi successivi alle battaglie, aiutato da tutti quegli uomini che avevano preso parte alle azioni.  Quegli uomini che hanno scritto pagine così importanti della nostra storia, sono ritratti come se fossero dei conoscenti che, riuniti attorno ad un rallegrante “camino” virtuale, ci parlassero delle loro incredibili avventure, dei loro fortissimi ideali, del loro impegno in difesa delle loro famiglie, delle loro case, del nostro territorio, delle nostre tradizioni, della nostra patria, incuranti di ogni avversità: il gelo, le valanghe, le pallottole…

Guido Bertarelli, rampollo di eminente e nota famiglia industriale milanese, nacque Milano nel 1886, laureandosi poi alla Bocconi nel 1909. Allo scoppio della I Guerra Mondiale si arruolò volontario il 24 luglio del 1915. Destinato alla 248° Compagnia del Battaglione Valtellina (V° Alpini) con sede in zona Stelvio, giunse a destinazione senza nemmeno aver fatto un giorno di caserma. Giovane di vasta cultura, amante della montagna, socio attivo del CAI e del Touring Club, successivamente anche dell’Associazione Nazionale Alpini, quando giunse in Valtellina conosceva già le montagne sulle quali sarebbe andato ad operare: forte alpinista, pioniere dello sci, fu assegnato proprio lì, a dirigere e ad istruire gli Alpini ed i Volontari sulle tecniche alpinistiche, sciistiche e di movimento in montagna.

Il Capitano Guido Bertarelli in tenuta mimetica invernale

Le grandi esplorazioni della regione dell’Ortles, area fino ad allora piuttosto sconosciuta, sono state quelle compiute proprio dai coraggiosi e spesso eroici manipoli militari dell’una e dell’altra parte del più alto fronte della guerra europea, al comando di ufficiali temerari e capaci come Bertarelli. Uomo di poche parole, sempre sereno, equilibrato, di grande buon senso, aveva una cultura vastissima della quale non faceva sfoggio ma che gli permetteva di rispondere a tono su qualsiasi argomento. La sua “storica” amicizia con la grande guida valtellinese Giuseppe Tuana Franguel, il sostegno e l’amicizia di superiori come il Colonnello Carlo Mazzoli e pure gli aiuti della ricca famiglia da Milano permetteranno a Bertarelli di scalare coi suoi fortissimi alpini le asperrime montagne intorno all’Ortles, di compiere imprese alpinistico-militari che ci hanno lasciato tutt’oggi straordinariamente ammirati.
Il settore di Val Zebrù, con le cime ghiacciate della Trafojer, della Thurwieser, del Madaccio, ma anche le cime intorno al Ghiacciaio dei Forni , il Cristallo e così via, videro gesta irripetibili. Di tutto ciò Bertarelli fu non solo protagonista di primo piano, ma anche attento ed intelligente testimone. Con la sua macchina fotografica documentava fatti, circostanze e luoghi, ma delle carte di Bertarelli accuratamente compilate durante e dopo la guerra e della splendida raccolta fotografica sembrava non potersi più trovar traccia.
Nel dopoguerra, aiutato dal fedele amico Giuseppe Tuana, si impegnò nel recupero e nella ricostruzione dei Rifugi Alpini devastati dalla guerra appena finita, non solo Valtellinesi, ma anche quelli in alta Val Venosta nel frattempo passati all’Italia. Nel 1929 ricostruì a proprie spese la Capanna Milano in Val Zebrù, dedicandola al V° Alpini ed alla memoria di tutti i commilitoni caduti. La Capanna Milano era il suo regno e proprio lì compilò, assieme ai suoi Alpini che avevano combattuto le battaglie per la Trafojer, questa poderosa monografia fotografica e illustrativa sulle battaglie stesse, con l’intento di lasciare un ricordo e un monito ai posteri.